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Titolo originale: Le Grand
Bain
Regia: Gilles Lellouche
Sceneggiatura: Ahmed Hamidi, Julien Lambroschini, Gilles
Lellouche
Fotografia: Laurent Tangy
Montaggio: Simon Jacquet. Musica: Jon Brion
Scenografia: Florian Sanson
Interpreti: Mathieu Amalric (Bertrand), Guillaume Canet (Laurent),
Benoît Poelvoorde (Marcus), Jean-Hugues Anglade (Simon)
Produzione: Chi-Fou-Mi Productions, Les Productions du
Trésor
Distribuzione: Eagle Pictures (2019)
Durata: 122'
Origine: Francia, 2018. |
Presentato fuori concorso al Festival di
Cannes e distribuito in Italia alla fine dello scorso anno, 7 uomini a
mollo è una commedia francese generosa e inventiva diretta da Gilles
Lellouche, molto noto in patria come attore e qui alla sua prima regia
in solitaria.
La trama ruota attorno ad un gruppo di quarantenni, tutti sull'orlo di
una crisi di mezza età, che decidono di formare nella piscina locale una
squadra di nuoto sincronizzato maschile. Bertrand è rassegnato, Laurent
adirato, Marcus indebitato, Simon complessato, Thierry stonato. Ma
insieme, diretti da Delphine, ex campionessa di nuoto sincronizzato a
coppia la cui carriera si era interrotta bruscamente a causa di un
incidente alla sua partner, si imbarcano in un’improbabile avventura,
affrontando lo scetticismo iniziale e il senso del ridicolo, ritrovando
durante il percorso entusiasmo ed autostima. Fino alla pazza idea di
iscriversi ai prossimi campionati del mondo di categoria che si
disputeranno in Norvegia.
Simbolicamente, non c’è luogo più adatto dell’acqua per rinascere e al
tempo stesso non c’è un genere cinematografico più adatto che il film
sportivo per raccontare la rinascita.
Affondato in una piscina municipale, il regista interroga la virilità
attraverso un gruppo di uomini non esattamente al meglio della forma e
alla ricerca di un briciolo di riconoscenza. Lellouche filma corpi
imperfetti e cadenti a mollo nell'acqua, uomini alla soglia dei
cinquant'anni che a turno confessano le insoddisfazioni e le rispettive
infelicità. Al centro della commedia piazza la vulnerabilità
esistenziale e lo specchio d'acqua in cui rifletterla e riflettere i
profili dei suoi protagonisti, ciascuno alle prese con la gestione dei
figli, del lavoro, del matrimonio, delle relazioni, dell'avvenire.
Insieme formano una squadra di sirene amorfe che riuscirà nell'impresa
grazie alla propria volontà e al potere idealizzante del cloro.
Le descrizioni e le caratterizzazioni dei vari personaggi danno la
possibilità al regista di variare di continuo i toni del film, passando
dal familiare al farsesco, dall’intimismo al grottesco, alternando le
gag più buffonesche ai momenti di complicità maschile, in cui
confrontarsi con i limiti della mascolinità alle soglie dei 50 anni e
col rapporto con il femminile, con “la ragazza che è in noi” (come nel
dialogo in mensa tra il padre rocker e la figlia).
E sono questi ultimi momenti le cose migliori di 7 uomini a mollo,
quando la scrittura di Lellouche e il gioco di protagonisti come Amalric,
Canet, Poelvoorde, Anglade, Efira, Bekhti (in pratica la nazionale
francese della recitazione) riesce a sottolineare l’elegante lavoro
formale del regista, ricercato nelle luci, nelle inquadrature, nei
movimenti di macchina, nel montaggio. |