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Titolo originale: The Sisters
brothers
Regia: Jacques Audiard
Soggetto: Dal romanzo "Arrivano i Sisters" di Patrick de
Witt
Sceneggiatura: Jacques Audiard, Thomas Bidegain.
Fotografia: Benoit Debie
Montaggio: Juliette Welfling
Musica: Alexandre Desplat
Scenografia: Michel Barthélémy
Costumi: Milena Canonero
Interpreti: Joacquin Phoenix (Charlie Sisters), John C,
Reilly (Eli Sisters), Jake Gyllenhaal ((John Morris), Rz Hahmed (H.K.Warm),
Rebecca Root (Mayfield), Rutger Hauer (Il Commodoro), Carol Kane (Mamma
Sisters)
Produzione: Pascal Caucheteaux, Michael De Luca, Alison
Dickey, Megan Ellison ecc
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 122'
Origine: Fra/Spa/Romania/Belgio/USA, 2018. |
Ancora un western anomalo nei nostri
cartelloni, dopo "Appaloosa" (stagione 2009/10) e "Hostiles" in quella
passata, ad incoraggiarci in questo senso il vostro gradimento, sempre
generoso! "I fratelli Siaters" del francese Jacques Audiard ("Un sapore
di ruggine e ossa" del 2012 è forse il suo titolo più famoso), sono gli
attori americani John C. Reylly e Joaquin Phoenix, che con quel cognome
curioso, sono due incalliti bounty killer al soldo di un cinico uomo
d'affari: Il Commodoro. Costoro devono trovare un cercatore d'oro,
Herman Kermit Warm, che ha inventato un'ingegnosa formula per rilevare
il prezioso metallo dal letto dei fiumi in cui è nascosto. Sulle sue
tracce c'è anche un altro uomo del Commodoro, il raffinato detective
John Morris, che entra fortuitamente in contatto con Worm ed è
conquistato dalla sua persona e dal suo ambizioso progetto di fondare
con i proventi dell'oro una comunità sociale perfettamente
autosufficiente a Dallas, nel Texas. I fratelli Sisters , dopo aver
superato complicati ostacoli e nemici di ogni tipo, raggiungono Worm e
Morris in California e in breve si rendono conto che assecondare il
progetto di Warm sia più conveniente di continuare a lavorare per il
Commodoro. Ma a questo punto le vicende prendono una piega imprevista.
Basandosi su un romanzo di Patrick De Witt, Jacques Audiard, pur regista
abbastanza eclettico, realizza un film abbastanza sorprendente: un
western in piena regola, tutto girato in Europa, che riesce a convincere
la dove gli americani stessi non riescono più da anni. Senza manierismi
o cinefilie, con dialoghi e scene d'azione potentissime, un gran ritmo,
attori straordinari, dettagli memorabili e allargamenti di sguardo non
didascalici. Dicevamo, però, di un'opera che pur rispettando i canoni
del genere presenta le sue 'anomalie'; malgrado l'azione sostenuta, i
due fratelli non smettono di riflettere ad alta voce. Magari per
migliorarsi, come accade soprattutto ad Eli (John C. Reilly), il più
sensibile, che la sera accanto al falò annusa di nascosto uno scialle
rimembrando un amore perduto. E in città compra un nuovo, misterioso
arnese difficilissimo da usare: uno spazzolino da denti. Insomma il
clima complessivo della narrazione, nel rispetto dei codici del genere,
somiglia più a una fiaba, più precisamente una fiaba d'iniziazione alla
vita. Infatti gli elementi narrativi del genere sono tutti rispettati -
la caccia all'uomo, gli ostacoli, le insidie, le sparatorie, il
paesaggio naturale come ulteriore protagonista - ma Audiard e il suo
sceneggiatore Thomas Bidegain li hanno calati in un'atmosfera sospesa e
fluttuante, dove il realismo viene contaminato da inserti di incubi e
sogni, dal carattere onirico di molte situazioni reali e dall'aura
inquietante di alcune presenze, come Mayfield, la tenutaria del saloon
bordello dalle fattezze mascoline, una delle 'streghe' più inattese che
si siano mai viste. Come nelle fiabe classiche, il binario centrale
della narrazione è incentrato sui due fratelli che si inoltrano nelle
foreste di territori sconosciuti affrontando nemici subdoli e
misteriosi, ma alla fine solo a casa della madre, rifugiandosi in
un'infanzia evidentemente mai superata, possono godere di un momento di
riposo e distensione. |