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Regia: Leonardo D'Agostini
Soggetto: Leonardo D'Agostini, Antonella Lattanzio
Sceneggiatura: Giulia Louise Steigerwait, Leonardo D'Agostini,
Antonella Lattanzi
Fotografia: Michele Paradisi
Montaggio: Gianni Vezzosi
Musica: Carratello, ratchev
Scenografia: Alessandro Vannucci
Costumi: Valentina Taviani
Interpreti: Stefano Accorsi (Valerio Fioretti), Andrea
Carpenzano (Christian Ferro), Ludovica Martino (Alessia), Massimo
Popolizio (Tito), Anita Caprioli (Cecilia).
Produzione: Matteo Rovere, Sydney Sibilia per Groenlandia
3/Marys Entertainment/Rai Cinema
Distribuzione: 01
Durata: 101'
Origine: Italia, 2019. |
Per essere un'opera prima italiana "Il
campione", esordio dietro la macchina da presa di Leonardo D'agostini
romano classe 1977, è un film piuttosto sorprendente. Nello stile:
perché, debutto di un giovane regista che si è fatto le ossa come
assistente in produzioni televisive, non parla la lingua della tv ma
quella del cinema. Poi perché senza seguire le mode del momento, è una
solida storia "all'americana" anche se in un contesto tutto italiano. La
Prima guerra mondiale e la rivoluzione russa spiegate con la stessa
tipologia degli schemi di gioco da utilizzare in campo: questo, forse, è
il momento decisivo in cui cambia il rapporto fra Christian (Andrea
Carpenzano) e Valerio (Stefano Accorsi). Il primo è un giovane
calciatore della Roma che conduce una vita sregolata, compensando la
vita grama fatta da ragazzino con una pletora di status-symbol: la
classica villona con piscina, una influencer bionda da 500 mila fallower,
un parco di Lamborghini impressionante. L'altro è una persona solitaria,
con una tragedia alle spalle che ha profondamente segnato la sua vita e
che viene assunto dal presidente della società calcistica per far
ottenere la maturità al calciatore, espiazione per il giovane
sbruffoncello dalle troppe intemperanze. Gli inizi non sono facili, ma
poi i due iniziano a trovare un'intesa e il loro legame diventa sempre
più forte. Sembra rivedere per alcuni versi Gus Van Sant, con i due
attori appena citati come Robin Williams e Matt Demon in Will
Hunting-Genio ribelle (1997): c'è sempre un'iniziale distanza,
l'incomprensione del talento e un lutto che ha segnato il professore.
L'esordio nel lungometraggio del regista (che aveva già diretto i corti
"Smart" e "Sangre de Perro") appare come un lineare ma la tempo stesso
appassionato diario di formazione. In realtà D'Agostini lavora su un
registro quasi intimo: c'è la dimensione pubblica del calciatore, grande
speranza per il club giallorosso, tra selfie e prime pagine di giornali
sportivi, e quella privata dove, dal momento in cui inizia a frequentare
la casa di Valerio, emergono le tracce del proprio passato. Tra i meriti
di un film privo di ammiccamenti e di indulgenze verso un mondo sempre
sopra le righe, c'è la prova di Andrea Carpenzano, scoperto da Francesco
Bruni in "Tutto quello che vuoi" (2017) e confermatosi estremamente
convincente in "La terra dell'abbastanza" dei fratelli D'Innocenzo
(2018) (quest'ultimo non entrato nel nostro cartellone dell'anno scorso
solo per motivi distributivi). Con la sua gestualità, il suo sorriso
strafottente e al tempo stesso a disagio, soprattutto nella scena in cui
cerca l'approccio con una coetanea che lavora al bar del campo di
allenamento e che aveva già incontrato quando era bambino. Il suo
rapporto con il personaggio di Stefano Accorsi appare efficace
soprattutto nel momento in cui il calciatore guarda in silenzio alcuni
frammenti nella vita del suo insegnante, come l'incontro con la ex
moglie. E Valerio appare come la reincarnazione di Loris De martino in
"Veloce come il vento" (lo ricorderete nel nostro cartellone del
2016/17). L'ex pilota inaffidabile e drogato sembra il precursore del
disincantato professore di quest'opera, qui si avverte, probabilmente,
la produzione di Matteo Rovere (regista di "Veloce come il vento")
insieme a Sydney Sibilia. |