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Regia: Marco Bellocchio
Soggetto: Marco Bellocchio
Sceneggiatura: Marco Bellocchio, Valia Santella, Ludovica
Rampoldi, Francesco Piccolo
Fotografia: Vladan Radovic
Montaggio: Francesca Calvelli
Musica: Nicola Piovani
Scenografia: Andrea Castorina
Costumi: Daria Calvelli
Interpreti: Pier Francesco Favino (Tommaso Buscetta),
Maria Fernanda Candido (Maria Cristina de Almeida Guimarais), Fabrizio
Ferracane (Pippo Calò), Fausto Russo Alesi (Giovanni Falcone), Luigi Lo
Cascio (Salvatore Contorno), Nicola Calì (Totò Riina)
Produzione: Beppe Caschetto, Simone Gattoni, Fabiano
Gullane ecc
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 148'
Origine: Ita/Fra/Ger/Brasile, 2019. |
Vincitore di sette Nastri D'argento
2019 ed in concorso al Festival del Cinema di Cannes dello stesso anno
"Il traditore", l'ultima fatica cinematografica di Marco Bellocchio,
dedicato al più famoso pentito di mafia Tommaso Buscetta, esce in sala
in Italia nel giorno della ricorrenza della strage di Capaci (23 maggio
1992), ventisette anni dopo. Dai "Pugni in tasca" (1965) fino a quest'ultimo
suo film, la ultra cinquantenaria carriera del regista piacentino
(classe 1939), ha saputo sottolineare tappe importanti delle vicende
nazionali, come dell'inconscio, dei sogni delle verità nascoste. Una
prova di tutto ciò nelle nostre rassegne che hanno ospitato "L'ora di
religione"(2002-03), "Vincere"(2009-10), "Bella addormentata"(2012-13).
Un film di vendette e tradimenti su Tommaso Buscetta, "boss dei due
mondi". La storia inizia con il carismatico personaggio di Cosa Nostra
braccato in Brasile dai "corleonesi" di Totò Riina e passa attraverso
l'amicizia con il giudice Giovanni Falcone e la testimonianza al maxi
processo che mise in ginocchio l'organizzazione mafiosa per concludersi,
dopo le accuse al processo Andreotti, con la sua scomparsa nel 2000 a
Miami in Florida, dove Buscetta morì per malattia e non per mano della
mafia. Ancor prima che una rievocazione della parabola di Buscetta,
reinventato con maestria da un poderoso Pier Francesco Favino, "Il
traditore" è un duello. Di qua uno dei nostri registi più liberi e
visionari. Di là una vicenda così gonfia di sangue e di fatti che poteva
essere paralizzante o spingere verso facili scorciatoie da "crime
story". Sfida vinta! Bellocchio ricapitola snodi e figure fondamentali
ma tiene lo sguardo fisso sulle ombre, interiori e politiche. Il rimorso
incurabile per i figli uccisi da ex compari, che appaiono come spettri
nell'aereo che lo riporta in Italia. L'odio per i mafiosi che non solo
lo vogliono morto ma hanno tradito il loro stesso codice d'onore,
costruzione forse necessaria ad autogiustificare il tradimento. Alla
fine quello che davvero interessa a Bellocchio non è semplicemente il
personaggio al centro di tutto, ma lo sfondo - storico, atavico,
italiano - entro il quale Buscetta si è mosso, dal quale ha provato a
fuggire (con la nuova vita in Brasile), che ha finito poi per tradire,
appunto, scoperchiandone i meccanismi e facendo nomi e cognomi. Certo
occorrevano al regista grandi interpreti: ed ecco dal lavoro di Pier
Francesco Favino, che restituisce la complessità dell'uomo/personaggio,
"Il traditore" scava la crosta di situazioni e rapporti a dir poco
stratificati dal tempo. Servendosi di un cast di 'comprimari' (dal
Giovanni Falcone di Fausto Russo Alesi al Pippo Calò di Fabrizio
Ferracane, dalla Cristina di Maria Fernanda Candido al Totuccio Contorno
di Luigi Lo Cascio), capace di trattenere sui giusti binari il corso
(non poco lungo 148') dell'intero film. Come lo stesso regista ha
affermato nelle sue note di regia "mi interessa il personaggio di
Tommaso Buscetta perché è un traditore. Il traditore potrebbe essere il
titolo del film. Ma in verità chi ha veramente tradito i principi
'sacri' di Cosa Nostra non è stato lui, ma Totò Riina e i Corleonesi". |