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Titolo originale: La promesse
de l'aube
Regia: Eric Barbier
Soggetto: dal romanzo omonimo di Romain Gary.
Sceneggiatura: Eric Barbier, Marie Eynard
Fotografia: Glynn Speeckaert
Montaggio: Jennifer Augé
Suono: François Maure, Ken Yasumoto, Marc Doisne.
Scenografia: Pierre Renson
Costumi: Catherine Bouchard
Interpreti: Charlotte Gainsbourg (Nina kacew), Oierre
Niney (Romain Kacew), Didier Bourdon (Alex Gubernatis), Jean Pierre
Darroussin (Zaremba), Catherine Mc Cormack (Lesley Blanch)
Produzione: Eric Jehelmann, Philippe Rousselet,
coproduttori Romain Legrand, Vivien Aslanian ecc.
Distribuzione: I Wonder Pictures
Durata: 132'
Origine: Francia, Belgio, 2017. |
Romain Kacew, noto anche con lo
pseudonimo di Romain Gary, è stato un grande della letteratura francese
del XX secolo, ebreo di origine lituana, vincitore di due premi Goncourt
in patria. "La promessa dell'alba" è l'avventurosa e imprevedibile
autobiografia dello scrittore pubblicata nel 1960, ma anche l'ambiziosa
pellicola di Eric Barbier da venti milioni di euro ed effetti speciali
di alta qualità. Dalla difficile infanzia in Polonia passando per
l'adolescenza a Nizza, per poi arrivare alla carriera da aviatore in
Africa durante la seconda guerra mondiale, Romain Gary ha vissuto una
vita straordinaria. Ma questo impulso a vivere mille vite, a diventare
un grande uomo e un celebre scrittore è merito di Nina, sua madre: sarà
proprio il folle amore di questa madre possessiva ed eccentrica che lo
poterà ai traguardi di cui dicevamo, nonché a condurre un'esistenza
piena di rocamboleschi colpi di scena, passioni e misteri. Ma quell'amore
materno senza freni sarà anche il fardello di tutta la sua vita. Il film
viene raccontato dalle stesse parole dello scrittore, interpretato dallo
scrittore Pierre Niney, che grazie all'utilizzo di flashback ripercorre
gli anni addietro della sua memoria. In questo continuo andirivieni tra
presente e passato, la bozza letta da sua moglie ci aiuta a collegare i
fili che separano gli anni di distanza tra le due diverse linee
temporali del film. La determinazione diventa la chiave di lettura
dell'intera storia, ma non la determinazione autoregolata, ma quella
imposta (dalla madre, dalle circostanze storico-sociali), quella con cui
si è cresciuti e a cui con il tempo si è creduto di appartenere e di
averne il controllo. La storia autobiografica di Romain Gary calca molto
l'accento sul suo rapporto con la madre (interpretata impeccabilmente da
Charlotte Gainsbourg) e dell'ambizione che la donna riversa sul piccolo.
Un bambino cresciuto per essere grande e per fare grandi cose. A questa
determinazione indotta corrisponde poi la dedizione, la dedizione di un
figlio nei confronti di ciò che renderebbe felice sua madre, suo unico
punto di riferimento e sua forza. Il film raccoglie tutti gli
ingredienti necessari citati finora, aggiungendo le atmosfere incantate,
immortalate dal punto di vista di questo ragazzo sorpreso durante le sue
varie fasi di crescita. I colori del Messico, la sofferenza della
guerra, l'hotel di Nizza e il suo appartamento a Parigi. Per diventare
Nina, la madre di Romain, Charlotte Gainsbourg ha imparato il polacco,
indossato seni e fondoschiena finti, attinto a memorie di famiglia. Un
gran lavoro, nella ricostruzione dell'avventurosa vita dello scrittore
suicida nel 1980, che si traduce in un' immagine di donna singolare,
esempio di amore materno castrante e dittatoriale, ma anche capace di
stimolare la ricerca di autonomia di un figlio troppo venerato. I suoi
discutibili metodi educativi producono un risultato scintillante, un
individuo che si fa doppio, triplo, capace di mutamento ed estensione,
un personaggio indefinibile, quasi liquido, di cui difficilmente se ne
riesce ad afferrare l'essenza più pura ed elementare. E in fondo anche
la Gainsbourg, figlia di Jane Birkin (attrice) e Serge (cantante), è il
prodotto, riuscitissimo, di una famiglia spericolata. |