30 Marzo 2023
 
 
.::Triangle of Sadness::.
 
 

Titolo originale: id
Regia: Ruben Östlund
Interpreti: Harris Dickinson (Carl), Charlbi Dean (Yaya), Woody Harrelson (Thomas Smith), Zlatko Buric (Dimitry), Sunnyi Melles (Vera)
Genere: Drammatico
Origine
: Svezia/Germania/Francia
Anno
: 2022
Soggetto
: Ruben Östlund
Sceneggiatura
: Ruben Östlund
Fotografia
: Fredrik Wenzel
Musica
: Mikkel Maltha
Montaggio
: Mikel Cee Karlsson
Durata
: 150'
Produzione
: Plattform Produktion, Philippe Bober, Erik Hemmendorff, Julio Chavezmontes, Per Damgaard Hansen, Giorgos Karnavas, Konstantinos Kontovrakis, Marina Perales Marhuenda
Distribuzione
: Teodora Film (2022)

 

Si può quasi pensare tutto e il contrario di tutto su "Triangle of Sadness" dello svedese Ruben Östlund, vincitore dell'ultima Palma d'oro come aveva già fatto nel 2017 con "The Square". Tutto tranne che si tratti di un'opera davvero originale. Il regista che si era fatto conoscere con "Forza maggiore" porta avanti il suo discorso sulla società attuale, soprattutto i ricchi e le loro attività, in superficie, mettendole alla berlina e in ridicolo, ma al livello appena sottostante utilizza tutti gli elementi e le trovate per sostenere un meccanismo che si autoalimenta e che asciuga ogni forza di critica sociale.
Il film è costruito su un prologo sul mondo della moda (interessante e complementare a "The Square" sull'ambiente dell'arte contemporanea) e tre parti, la relazione tra i modelli Carl e Yaya, la loro crociera su uno yacht e il naufragio su un'isola. Come e più che in "The Square", Östlund ripropone un cinema di eccessi e accumuli, senza temere di risultare insostenibile sia per le situazioni sia per la lunghezza: le due ore e mezzo totali sono francamente troppe.
L'antefatto propone i provini per le sfilate e introduce Carl, cui individuano in mezzo alle ciglia il "triangolo della tristezza" del titolo e che non lo rende adatto alle passerelle. Il giovane guadagna molto meno della collega e fidanzata, con la quale lo vediamo poi cenare in dialoghi all'insegna del rapporto tra i sessi alla luce delle disparità economiche. La donna è un'influencer e, anziché denaro riceve omaggi, come la crociera che occupa la lunga parte centrale del film. La coppia si trova in mezzo ai ricconi in vacanza, con l'eccentrico capitano americano marxista interpretato da un travolgente Woody Harrelson. È il capitolo più divertente, con situazioni esilaranti all'insegna del mal di mare e del vomito e dialoghi scoppiettanti a colpi di citazioni celebri tra il marinaio che ascolta l'Internazionale e un russo danaroso che esalta il liberalismo più spietato.
L'ultima parte è incentrata sul gruppo che sopravvive al naufragio su un'isola greca che troppo deserta non può essere. Qui avviene un ribaltamento di ruoli, con il potere che passa in mano a chi sa accendere un fuoco e cavarsela in condizioni estreme. Potrebbero apparire scene di lotta di classe a chi una certa terminologia politica l'ha solo orecchiata, un po' come era accaduto per un'altra Palma d'oro come il coreano "Parasite", nella realtà sembra di essere in un film di Lina Wertmüller (o, volendo, "Selvaggi" dei Vanzina), con tante idee tratte da "Il signore delle mosche". Östlund vorrebbe fare lo strano e l'originale, ma quasi tutto deriva da altro: la parte centrale mescola "Underground" di Kusturica e "La grande abbuffata" di Ferreri e molto altro, con citazioni da "Shining" o "Trainspotting".
Qualche battuta è azzeccata (come l'ironia su alcuni marchi di abbigliamento e le loro filosofie), alcune scelte di regia soprattutto nella cena e il dopo cena della coppia sono apprezzabili, ma troppo sembra costruito in funzione di un meccanismo di accumulazione (in fondo lo stesso del capitalismo che vorrebbe criticare) che si autoalimenta e non sfocia in nulla. L'unica situazione portata a compimento è quella dell'anziana coppia di produttori di mine anti-uomo che si lamenta dei trattati internazionali. Se fare un film politico al giorno d'oggi è molto difficile, Östlund prende la scorciatoia di buttarla in caciara e spargere fumo (e non solo) verso lo spettatore.
L'Eco di Bergamo - Nicola Falcinella - 30/10/2022

Dopo aver vinto la Palma d'oro nel 2017 con "The Square", Östlund torna a Cannes in gara con un film spiazzante, riflessione divertita ed esasperata sulle contraddizioni della società capitalista e delle incongruenze del mondo della moda. Una storia che per ambientazione e circostanze richiama in modo bizzarro a tratti "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" di Lina Wertmüller e a tratti qualcosa dell'infinita serie Tv 'Lost', con un inserto, proprio al centro del film, che si abbandona al puro delirio comico più trash.
Carl e Yaya sono una coppia di giovani modelli che lavorano nel campo dell'alta moda e che tentano di sperimentare modelli di relazione meno legati agli stereotipi di genere. Grazie al loro lavoro di influencer, i due vengono invitati ad una crociera di lusso a bordo di uno yacht insieme ad un gruppo di passeggeri estremamente facoltosi, tra cui la famiglia di un oligarca russo, una coppia di trafficanti d'armi britannici e un capitano idiosincratico, alcolizzato e amante di Marx. Dopo un primo momento di apparente quiete, una tempesta, sia meteorologica che - si può dire - sanitaria, si abbatte sulla nave da crociera con un esito catastrofico. Solo Carl, Yaya e pochi altri riescono a salvarsi su un'isola deserta. Qui le esigenze di stretta sopravvivenza inducono ad uno stravolgimento delle gerarchie sociali.
L'intento di Östlund era esattamente quello sortito sul pubblico in sala al Festival di Cannes: scioccare, divertire e provocare. "Triangle of Sadness" inizia nel mondo della moda e termina su un'isola deserta; nel mezzo c'è un capitano comunista, Harrelson, che si ubriaca con oligarca russo e disputa con lui a colpi di citazioni, mentre la nave è sbalzata da una fortissima tempesta e tutto intorno i passeggeri sono afflitti da una violentissima intossicazione alimentare. Questa estenuante, spiazzante e delirante scena centrale del film rappresenta anche un punto di svolta dei personaggi. "Triangle of Sadness" è il primo film in lingua inglese di Östlund, ma questi spiega che, dopo aver temuto in un primo momento di rischiare di non essere sufficientemente a suo agio con la sua seconda lingua, ha voluto cogliere l'occasione di una produzione che gli consentisse di spingersi oltre. E la reazione del pubblico di Cannes ha confermato la riuscita delle sue intenzioni.
Ciak - Vania Amitrano - 22/05/2022