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Titolo originale:
Take 7
Nazione:
Italia
Anno:
2005
Genere:
Dramatico
Durata:
108'
Regia:
Mehdi Charef, Emir Kusturica, Spike Lee, Kátia Lund, Jordan Scott,
Ridley Scott, Stefano Veneruso, John Woo
Interpreti:
Francisco Anawake, Maria Grazia Cucinotta, Vera Fernandez, Wenli Jiang,
Wu Jiang, Peppe Lanzetta
Produzione: Maria
Grazia Cucinotta, Chiara Tilesi, Stefano Veneruso
Distribuzione: 01
Distribution |
Negli ultimi anni
l'uscita di film a episodi non ha più quei caratteri di estemporaneità
od occasionalità come poteva accadere nel passato, sembra anzi essersi
consolidato un genere che unisce registi di grosso richiamo
internazionale ad un tema più o meno metafisico o ad una tragedia
epocale. E' il caso di "11 Settembre 2001", che chiudeva la nostra
rassegna 2002/'03, o magari dell'imminente "Paris je t'aime", realizzato
nell'arco di alcuni anni e dedicato alla delicata vicenda del disagio
giovanile negli 'arrondissement' parigini. Stesso discorso per questo "All
the invisible children" che, presentato alla Mostra di Venezia 2005, è
costato quattro anni di duro lavoro (lo dice la produttrice Chiara
Tilesi aiutata da Maria Grazia Cucinotta) per mettere insieme i
finanziamenti necessari a realizzare i sette cortometraggi che
compongono il film, affidati a registi di paesi diversi. Nel caso di
questa operazione lo 'scopo nobile' è la beneficenza a favore del Wfp,
World Food Program e dell'Unicef, e il soggetto che vincola i sette
cortometraggi è la tragedia dell'infanzia nel presente dell'Africa,
della Serbia, degli Stati Uniti dell'Italia e della Cina. Parliamo degli
"sciuscià" del ventunesimo secolo, la vergogna che si occulta: i bambini
invisibili, sfruttati, abusati, emarginati cui è toccata la parte di
dannati della Terra. La pellicola mostra i classici pregi e difetti dei
'corti' messi insieme per operazioni del genere, disomogeneità,
differenze enormi ma anche un discorso a più voci su un argomento troppo
sottotraccia nella cronaca quotidiana. Gli episodi più riusciti appaiono
"Jesus Children of America" di Spike Lee e "Bilu & Joao" di Katia Lund.
Ambientato a Brooklyn, il racconto di Lee, non è incentrato solo sulle
condizioni crudeli sofferte da un'infanzia sventurata - i figli
sieropositivi contagiati da genitori tossicodipendenti - ma anche sulla
crudeltà che gli adolescenti amano infliggere ai loro coetanei
"diversi". I bambini e gli adolescenti, infatti, possono essere, essi
stessi, spietati e feroci! Blanca è due volte vittima: delle menzogne e
degli errori dei genitori come del sadismo dei suoi compagni di classe,
che l'aggrediscono, la beffeggiano senza pietà proprio per la sua
tragedia. Lee descrive l'atroce scoperta di Blanca nel precipitare di
fatti crudi, rimanendo lontano da qualsiasi pietismo e aderendo ad un
quotidiano che crolla nel giro di poche ore. La storia narrata dalla
brasiliana Katia Lund nel formicolare di Sao Paulo è un racconto di
fatti, strade e soprattutto di oggetti (scatole vuote, cartoni, rifiuti,
carretti), di un'impresa difficile da condurre a termine, come nelle
fiabe, ma senza nessuna edulcorazione e nessuna magia. Il punto di vista
della storia coincide con l'angolazione di due adolescenti che traggono
dai rifiuti dei cittadini privilegiati una minima risorsa di guadagno e
devono attraversare l'intera città per arrivare in tempo dal loro
cliente. Giungono in ritardo, ma riescono a farsi aprire e, dopo una
scarna contrattazione, se ne vanno coi soldi che sono riusciti a
racimolare. "Bilu & Joao" è un dramma privo di insorgenze eclatanti, ma
dove si può misurare nella dimensione dimessa e concreta di un'infanzia
sacrificata, la gravità dello squilibrio fra lo spreco dei beni
superflui e la carenza dei beni necessari. Anche l'episodio "Tanza" di
Mahdi Charef mette i brividi lungo la schiena, con quei sette ragazzi
che combattono nella guerra 'dimenticata' del Burkina Faso. Vi si narra
la vicenda di Tanza, appunto, dodicenne che ha assistito al massacro
della sua famiglia e, in un'azione di guerriglia, vede morire sotto i
propri occhi il suo migliore amico. Riceve l'incarico di nascondere una
bomba in un villaggio ma, scoprendo che il luogo destinato all'ordigno è
una scuola, rinuncia ad obbedire all'ordine. Certo si resta un po’
interdetti nel sentire il doppiaggio italiano con inflessioni
chiaramente romanesche ma converrete che la questione è decisamente
un'altra!? |