25 Febbraio  .::Fortapasc::.  
 

Regia: Marco Risi
Soggetto
e sceneggiatura: Jim carrington, Andrea Purgatori, Marco Risi
Fotografia
: Marco Onorato
Montaggio
: Clelio Benevento
Musica
: Franco Piersanti
Scenografia
: Sonia Peng
Costumi
: Ortensia De Francesco
Interpreti
: Libero De Rienzo (Giancarlo Siani), Valentina Lodovini (Daniela), Michele Riondino (Rico), Massimiliano Gallo (Valentino Gionta), Ernesto Mahieux (Sasà)
Produzione
: Angelo Barbagallo, Gianluca Curti per Bibì film
Distribuzione
: 01
Durata
:106'
Origine
: Italia, 2009

 

    L'uscita italiana dell'ultimo film di Marco Risi (Ricordate "Il muro di gomma" del 1991, come la più recente biografia di un grande dello sport "Maradona - La mano di Dio" del 2007?) cade, quasi simbolicamente, all'indomani di una serata tv memorabile: quella di Roberto Saviano ospite di Fabio Fazio in uno speciale "Che tempo che fa". In quella sede, pochi mesi fa, l'autore di "Gomorra", insieme a scrittori del calibro di Paul Auster e David Grossman, ci svelava particolari della sua vita blindata come della sua attività di romanziere e, suo malgrado, uomo di punta nel contrasto alle organizzazioni criminali nel Mezzogiorno. Sceneggiato dallo stesso regista con Andrea Purgatori e Jim Carrington, "Fortapàsh", racconta di un predecessore di Roberto Saviano: il giornalista Giancarlo Siani ucciso dalla Camorra a ventisei anni appena compiuti. E' il 23 settembre 1985. Il delitto si compie sotto la sua casa nel quartiere residenziale del Vomero, a Napoli. Il film ripercorre, in Flashback, gli ultimi anni di vita e di attività di Siani, che da anonimo e precario giornalista della sgangherata redazione di Torre Annunziata del "Mattino", di cui diventerà prima di morire redattore nella sede centrale, si ritrova al centro di una complicata rete di connessioni tra gerarchie criminali, potere politico e appalti irregolari. "Ci sono voluti 12 anni e diversi processi - spiega il regista - per comprendere perché Siani sia stato l'unico giornalista ucciso dalla Camorra. Per me questo è un film necessario, soprattutto oggi, in una Napoli umiliata, perché Giancarlo può diventare un raggio di luce, una nuova speranza per chi ha a cuore la cultura della legalità". Il filo conduttore che sostiene le vicende di quasi tutta la pellicola è quello di una busta consegnata dal pretore Rosone al giovane Siani, il cui contenuto, coperto da segreto istruttorio, appare fortemente allusivo degli intrecci tra malavita, mala-politica e malaffare negli anni '80 (esemplificato dal montaggio incrociato che avvicenda lo svolgimento del Consiglio Comunale di Torre Annunziata al summit della Camorra). Un film abbastanza lineare, dunque, con una vocazione esplicitamente civile, ed un impianto più che altro allusivo di tipo politico-indiziario, che lo rende più efficace ed incisivo, dove la busta diventa il contenitore emblematico al cui interno si immaginano i segreti non soltanto di questo caso, ma dell'intera storia italiana occultata degli ultimi 60 anni. Del resto nel momento in cui il cronista iniziò a collaborare al "Mattino" come corrispondente di "nera", le Brigate Rosse di Giovanni Senzani spostarono il baricentro dell'azione nel napoletano, che culminò in quello stesso 1981 nel sequestro dell'assessore regionale ai Lavori Pubblici Ciro Cirillo e nell'intervento richiesto dallo Stato, attraverso i servizi segreti, al superboss detenuto nel Carcere di Ascoli Piceno Raffaele Cutolo ("Il Camorrista" di Giuseppe Tornatore del 1986 ricostruisce lucidamente tutte queste vicende). In quest'ottica, certo "Fortapàsh" non è esaustivo del quadro generale. Semmai lo accenna , lo schematizza, lasciando intendere didatticamente altro, ben altro! Consente, però, a noi spettatori di andare al di là dei fatti narrati, dei personaggi e della Camorra di ieri, ponendo al centro questioni ancora aperte, come la busta di cui dicevamo sopra, che chiamano in causa il "sistema" dell'attuale assetto della Camorra, e implicitamente i rapporti altrettanto strategici e cartacei (nel senso che la sua produzione letterario-documentaria cita atti processuali e persone in carne ed ossa, non di fantasia!) tra il giovane Roberto Saviano, la magistratura e l'informazione italiana.