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Regia: Sergio castellitto.
Soggetto: Margaret Mazzantini
Sceneggiatura: Margaret Mazzantini, Francesca Manieri,
Sergio Castellitto
Fotografia: Gian Folippo Corticelli
Montaggio: Chiara Vullo
Musica: Arturo Annecchino
Interpreti: Jasmine Trinca (Fortunata), Stefano Accorsi
(Patrizio), Alessandro Borghi (Chicano), Edoardo Pesce (Franco), Hanna
Schygulla (Lotte)
Produzione: Nicola Giuliano, Francesca Cima ecc
Distribuzione: Universal Pictures International Italy
Durata: 103'
Origine: Italia, 2017. |
Premio alla miglior interprete
femminile nella sezione "un certain regard' del Festival del cinema di
Cannes 2017 a Jasmine Trinca per "Fortunata" di Sergio Castellitto.
L'attrice romana che ha esordito nel 2001 con "La stanza del figlio" di
Nanni Moretti e che i nostri affezionati ricorderanno presente nella
nostra rassegna del 2013/14 in ben due film: "Miele" di Valeria Golino e
"Un giorno devi andare" di Giorgio Diritti. E' un film corale popolato
da donne "Fortunata", col chiaro intento di rendere omaggio alla forza
con cui affrontano le battaglie quotidiane, ma protagonista assoluta fra
le tante è Fortunata, una trentenne che sta crescendo da sola la propria
figlia Barbara una bambina sveglia ma un po’ problematica, dopo la
separazione da un marito prepotente e violento. In un quartiere romano
periferico, nella calura soffocante di agosto, sempre affannata e di
corsa, la donna fa la parrucchiera a domicilio mentre sogna di aprire un
proprio salone assieme a Chicano, un amico tatuatore, tossicodipendente
e bipolare, che ha una madre straniera, Lotte (Hanna Schygulla), un
tempo attrice di successo, ora malata di Azheimer. L'incontro con uno
psicologo infantile (Stefano Accorsi) che prende in cura la piccola
Barbara e si innamora della prorompente e vitale sensualità della madre,
apre a Fortunata orizzonti nuovi. E per un po’ le cambia la vita. Ma a
dispetto del nome, i suoi sogni raramente si realizzano. Coppia
affiatata sia nell'arte che nella vita, Sergio Castellitto e Margaret
Mazzantini (apprezzata attrice e scrittrice da sempre) realizzano ancora
un melò a forti tinte, scritto da lei (ma senza che questo diventi un
libro come spesso in passato) e sceneggiato in collaborazione col
marito. Attorno alla sua protagonista il regista costruisce un altro
capitolo del suo cinema popolare, un affresco dai colori forti, che se
da un lato guarda alla lezione di Pasolini, calandosi in una realtà
periferica di 'povera gente'; dall'altro attinge a piene mani
all'immaginario di Ozpetek, nel personaggio di Chicano e nel descrivere
il variopinto e variegato mondo femminile che fa da sfondo. Disseminato
di premonizioni (Antigone, acqua), condito da linguaggio fastidiosamente
'borgataro', costellato da presenze aliene come cinesi e musulmane,
involgarito da matrimoni grotteschi, il film respira grazie alla
presenza di Jasmine (con il significativo supporto della piccola Nicole
Centanni nei panni della figlioletta) capace di offrire emozioni che
vanno ben oltre le zeppe ai piedi, le minigonne e le mise improbabili.
Donna, amica, madre, amante, borgatara: Fortunata vive perennemente in
guerra col mondo e con se stessa (trova senso il citato riferimento ad
Antigone), con una vitalità che, però, alla fine sfianca solo lei
stessa. Un film importante nella nostra attuale cinematografia, una
narrazione drammatica, forte, non priva di fugaci momenti lirici.
Un'opera che si e fatta notare per l'incisivo disegno dei personaggi ma
anche per il mondo colorato e variegato, disgraziato o adattato alla
situazione di vita del quartiere popolare pieno di cinesi, rom e centri
d'accoglienza. Il tocco finale coi titoli di coda accompagnati da Vasco
Rossi col suo inno "Vivere" sembrano essere la classica ciliegina su una
torta di quelle delle grandi occasioni. |