19 Novembre  .::Milk::.  
 

Titolo originale: id
Regia
: Gus Van Sant
Sceneggiatura
: Dustin Lance Black
Fotografia
: Harris Savides
Montaggio
: Elliot Graham
Musica
: danny Elfman
Scenografia
: Bill Groom
Costumi
: Danny Glicker
Interpreti
: Sean Penn (Harvey Milk), Emile Hirsh (Cleve Jones), Josh Brolin (Dan White), Diego Luna (Jack Lira), James Franco (Scott Smith)
Produzione
: Bruce Cohen, Dan Jinks ecc
Distribuzione
: Bim
Durata
: 128'
Origine
USA, 2008

 

    Oscar 2009 a Sean Penn come miglior attore protagonista e a Dustin Lance Black per la miglior sceneggiatura originale di quest'ultimo fortunatissimo film di Gus Van Sant: "Milk", la pellicola era anche candidata per miglior film, miglior regia, attore non protagonista (Josh Brolin), colonna sonora, montaggio e costumi. Compiuti da poco i quarant'anni, Harvey Milk si trasferisce con il compagno Scott da New York nel quartiere popolare di Castro, San Francisco, che sta diventando porto franco per gli omosessuali, all'epoca (primi anni '70) apertamente perseguitati, picchiati, additati al pubblico disprezzo come pericolosi pervertiti. Gradualmente, si scopre una tempra di combattente e un forte istinto politico, un carisma di eroe per caso che lo obbliga a farsi paladino dei diritti della comunità gay. Bocciato più volte alle elezioni non si tira indietro, ma ritenta fino a quando, nel 1977, viene eletto nel "board of supervisors" (i consiglieri comunali) di 'Frisco' amministrata dal sindaco George Moscone. Da lì promuove una battaglia civile per difendere i cittadini dai licenziamenti per orientamento sessuale; inoltre per parare i colpi dell'integralismo religioso rappresentato da Anita Bryant e battersi contro un referendum statale che mira a cacciare dalle scuole gli insegnanti gay e chi li sostiene. Abile oratore, Milk affronta bene i dibattiti televisivi; ma soprattutto sa mobilitare le piazze, con l'aiuto di un gruppo di giovani militanti che ha convinto a sposare la causa, anonimamente minacciato di morte, non sa che il vero pericolo viene da un collega, Dan White, altro consigliere eletto insieme a lui dietro la cui "normalità" di padre si cela la follia. Nel cinema di Van Sant si sono sempre succeduti una serie di 'angeli caduti' come in "Belli e Dannati" (1991), "Elephant" (2003), "Last Days" (2005), "Paranoid Park" (2007), avvolti da un'aura di lirismo, serviti da uno stile sfuggente, che non arretra davanti agli accostamenti più incongrui. Non fa eccezione neppure "Milk" nonostante il film appartenga alla corrente più 'commerciale' del regista accanto ad opere come "Scoprendo Forrester" (2000) e "Will Hunting" (1997). Difatti, Milk se non è giovane d'età, lo è per psicologia e intenzioni: anche il suo è uno dei tanti crudeli racconti di giovinezza messi in scena dal regista di Portland, al centro dei quali sta una sorta di personaggio alla "San Sebastiano" come viene dipinto da Antonello da Messina; l'unico che sembra possedere, ancora, uno sguardo "puro", incontaminato sul mondo. Eppure Van Sant, benché racconti vicende reali, si guarda bene dal disegnare il santino del suo protagonista: nel suo film c'è molto di più! L'autore immerge lo spettatore in un perfetto contesto d'epoca, mischiando la pellicola nuova (trattata con colori anni '70, alla 'Woodstock') a riprese di repertorio, con l'aggiunta di idee originali: come lo split-screen, il mosaico visivo che suddivide lo schermo in tanti piccoli schermi, a restituire il corrispondente visivo del "passaparola". Altro merito, quello di non enfatizzare o esaltare troppo gli elementi già 'forti' del film: come la trasformazione della politica in spettacolo, per la quale gli anni '70 furono decisivi, o una sorta di fatalismo drammatico implicito negli eventi (alcuni degli amanti di Milk si tolsero la vita). Saggiamente, il regista sceglie la via del dramma a freddo, mentre delega l'implicita essenza melodrammatica alle note di "Tosca", opera molto amata dall'attivista. Quanto a Sean Penn, si cala nel personaggio con l'intensità dolente degli adepti del "metodo" Actor's Studio, tirando fuori la parte femminile che è in lui, come in ciascun uomo. Lo contrasta bene Josh Brolin cui si deve la recente e credibile interpretazione di "W" di Oliver Stone