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Titolo originale: id
Regia e sceneggiatura: Michel Hazanavicius
Fotografia: Giullaume Schiffman
Montaggio: Anne-Sophie Bion, M.Hazanavicius
Musica: Ludovic Bource
Scenografia: Laurence Bennett
Costumi: Mark Bridges
Interpreti: Jean Dujardin (George Valentin), Bérénice Béjo
(Peppy Miller), John Goodman (Al Zimmer), James Cromwell (Clifton),
Penelope Ann Miller (Doris)
Distribuzione: BIM
Durata: 100'
Origine: Francia/Belgio, 2011 |
Premio per la miglior interpretazione
maschile a Jean Dujardin al festival di Cannes 2011; Golden globe 2012
per: miglior film, attore protagonista e colonna sonora; Oscar 2012 per:
miglior film, regia, attore protagonista, costumi e colonna sonora.
Tutti questi riconoscimenti per "The Artist", la "bomba" che non ti
aspetti. Un film in bianco e nero, muto, pieno di rimandi, che parla di
cinema nella Hollywood degli anni '30. Sembra il classico paradosso che
piace tanto ai francesi (la provenienza è infatti transalpina), l'anti
Avatar che strappa applausi ed allori in piena 3D mania. La storia che
"The Artist" racconta è forse il dato meno rilevante, essendo una di
quelle che rassicurano il pubblico: ascesa e caduta di un divo del muto
ma con riscatto e lieto fine incluso. Importante, invece, la scommessa
che il giovane regista francese Michel Hazanavicius (di origine lituane
ma cittadino d'oltralpe) ha accettato, sfidando con coraggio tempi e
mode egli dimostra che linguaggi e stili narrativi non più frequentati
da oltre ottant'anni posseggono una forza espressiva che non teme il
confronto con le meraviglie di oggi. Con questo film - raffinato
melodramma in stile classico, girato nell'originale formato del muto,
con schermo quasi quadrato, e in ambienti d'epoca per rendere
ulteriormente l'atmosfera retrò - il regista rende omaggio alla settima
arte. Qui è il cinema che diventa protagonista e si racconta nella sua
inarrestabile ascesa. E non mancano richiami, sottolineati dallo stesso
regista, a maestri indiscussi del muto, in primo luogo Murnau, passando
per Lubitsch, Ford, Hitchcock e Fritz Lang. Tuttavia Hazanavicius non si
accontenta di citazioni, né si limita a riprodurre la realtà del tempo;
semmai ne accoglie i mitizzati stereotipi (la figura del produttore, il
glamour dei divi) e li stilizza, divertendosi a giocare coi linguaggi e
invitando lo spettatore a fare lo stesso. "The Artist", dunque, non è un
semplice 'pastiche', se non negli spezzoni dei film muti in cui Valentin
è il protagonista. E' invece un film originale, fantasioso e a tratti
geniale, come nella scena dell'incubo in cui l'ormai ex divo si aggira
in un mondo in cui tutto ha un suono, dove tutte le persone hanno una
voce tranne lui. Molto si deve alla bravura degli attori, chiamati a
un'inedita prova; su tutti Jean Dujardin, impeccabile nei panni di
Valentin e giustamente vincitore dei premi di cui sopra, senza
dimenticare Bérénice a proprio agio nell'interpretare Peppy Miller, e
John Goodman perfetto nell'impersonare il potente produttore
dell'immaginario Hollywoodiano. Ma vanno riconosciuti soprattutto i
meriti di una regia accorta oltre che documentata, nonché di una
sceneggiatura e un montaggio che non perdono mai il ritmo. Il tutto
sottolineato dalla fondamentale e puntuale colonna sonora di Ludovic
Bource. Insomma, "The Artist" è un inatteso, piacevole tuffo nel
passato, tra storie e atmosfere d'altri tempi, per assaporare l'essenza
stessa del cinema, la sua capacità di stupire sempre, anche senza
effetti speciali. Affidando tutto al semplice piacere dello sguardo. Per
concludere qualche curiosità, alcune scene sono state girate nella
vecchia casa di Mary Pickford, altre negli uffici di Mack Sennet, il
Terrier a pelo ispido era famoso ai tempi della serie anni '30 de
"L'uomo Ombra" con William Powell e Myrna Loy. |